VOTARE, SÌ O NO, E SENTIRSI PARTE DELLA STESSA REPUBBLICA

27 Nov

2016

VOTARE, SÌ O NO, E SENTIRSI PARTE DELLA STESSA REPUBBLICA

 

Normalmente noi di Synesio ci occupiamo di argomenti di ampio respiro perché, sosteniamo, la nostra società ne ha gran bisogno. In queste settimane, tuttavia, non possiamo far finta di ignorare l’intenso dibattito pubblico a proposito del quesito referendario sulla riforma della Costituzione.

Dico subito che non abbiamo un’indicazione di voto: qualcuno di noi vota SI, qualcuno NO. Entrambi, mi pare, con validi argomenti. Nessuno di noi, invece, ha commesso uno dei due errori piuttosto diffusi in questi giorni:

– demonizzare l’avversario, le sue proposte, i suoi motivi;

– esaltare la politica (e quindi accendere i toni a suo proposito) come se la politica fosse la soluzione dei problemi dell’umanità.

 

Circa il primo errore: scrivendo libri di storia da circa vent’anni, lavoro anch’io per insegnare agli studenti che “totalitarismo”, ma anche solo “autoritarismo” sono parole serie. Ai tempi di Mussolini e di Hitler, per intenderci, la notte non c’erano in giro le mitiche “ronde” della Lega (io mai viste)… ma le squadracce militarizzate ed esaltate dei fascisti e le SA (poi SS, dopo sanguinosa purga interna) dei nazisti.

Insomma: non è solo questione di misura, è che stiamo parlando di cose umane e, soprattutto, comunque di cose repubblicane.

 

Circa il secondo, e più importante: attribuire alle scelte di un uomo politico, del suo schieramento, dei suoi alleati la capacità di uccidere la democrazia, o di provocare da solo le sofferenze dei meno agiati, significa attribuire a se stessi (come proposta di alternanza al governo) altrettanti poteri: ovviamente positivi, anzi, positivissimi!

Invece, la politica va, a mio parere, ben ridimensionata. Si tratta di cosa umana: se la trattassimo con molta più concretezza e meno messianismo ne guadagnerebbe.

 

Detto ciò, mi sono fatto un’idea, andrò a votare (e ci tengo: ho spostato un viaggio di lavoro per poterlo fare) e spero che vinca la proposta per cui voterò. Lunedì 5, però, mi alzerò dal letto e dirò a me stesso, comunque vada: Viva la Repubblica! E riprenderò a lavorare e ad amare. Anche il mio Paese, comunque sarà in quel momento.

 

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