Tutti parlano, in questi giorni, dell’unica cosa che sembra contare: la questione della guerra con Isis. E in effetti, la faccenda conta, conta molto. Conta il numero dei morti di Parigi, ma conta anche quelli di un aereo russo fatto precipitare; conta il numero dei civili uccisi a Raqqa, ma anche quello dei libanesi innocenti; conta il numero delle vittime curde, e anche quello dei morti nigeriani; e poi conta il numero dei morti in Iraq e quelli delle manifestazioni in Egitto dopo la caduta di Mubarak; e poi conta il numero dei morti palestinesi e di quelli israeliti; e poi… e poi… Non contano solo coloro che vogliono farci contare.
Contiamo insieme? In Africa, oggi sono 25 i Paesi in guerra. In Asia sono 11. In Europa 3 (Francia, Ucraina e Cecenia). In America 4.
E il numero dei morti? In Siria, negli ultimi 4 anni, i morti civili per azioni belliche (anche per i bombardamenti degli Occidentali) sono 78.000, il cui 25% donne e bambini. Nel Mediterraneo i naufraghi morti sono 3.500 nel 2014. In Iraq, negli ultimi 18 mesi: 15.000. In Ucraina: 1.100. Tra Nigeria, Camerun e Ciad: 7.000 morti per gli attentati di Boko Haram…
Il sangue dei morti ha lo stesso colore ovunque; e la pace è un dono da conquistarsi e conservarsi da parte di tutti, non una realtà concessa gratis solo ad alcuni fortunati.